La sesta e ultima giornata del festival del cortometraggio mediterraneo, è stata una bellissima festa. Film che hanno stupito, emozionato, scioccato, appassionato. Grande successo anche per il workshop “Alla scoperta di Sant’Antioco fra storia e presente, fra terra e mare”,diretto da Massimo D’orzi e Ado Hasanovic, direttore artistico di Passaggi d’Autore: Intrecci mediterranei.
Ma la sezione trainante del festival è da sempre Intrecci mediterranei, che nella sesta giornata ha offerto al pubblico di Sant’Antioco una serie di film eccezionali,nessuno escluso.
La finestra, lavoro di tesi di Silvia Perra, è un documento artistico e culturale. Ci sono gli elementi tipici della Sardegna: il paesaggio, i lunghi silenzi, la tranquilla determinazione degli anziani. In questo film la regista fotografa una situazione reale, a suo dire “non abbastanza messa in evidenza” come il fenomeno dello spopolamento. Anche se da due anni circa se ne parla moltissimo, con studi approfonditi e prese di posizione politiche trasversali. E’ un fenomeno molto serio dal punto di vista economico e sociale, quindi interessa molto l’amministrazione pubblica e le imprese. Ma pochissimi si sono interessati alle persone, agli anziani che abitano le ultime case di paesi sperduti nelle zone interne dell’isola. La lacerazione impossibile da curare, la disperazione dell’allontanamento dalla propria casa, pur disastrata e senza la finestra. Un racconto delicato e concretissimo. Molto bella la scelta della presa diretta e della lentezza del movimento,che segue quello dei protagonisti della storia.
La verità fa male, ma è assolutamente necessaria. Potrebbe essere questo l’assunto che ha spinto il regista Ado Hasanovic a raccontare una storia molto attuale. Pink Elephant, è anch’esso il lavoro di tesi del regista, che diverte e stupisce il pubblico. La storia di un padre che scopre con orrore che la figlia è una pornostar, da lui seguita in ogni film ma sconosciuta fino a che non riconosce un tatuaggio sulla spalla della figlia, identico a quello dell’attrice: un elefante rosa.
-“Parliamo del significato vero del film”,chiede l’intervistatrice ad Ado Hasanovic, “il sesso è ancora un tabù?”.-“Si, evidentemente si. Il porno non è ancora un argomento leggero, si fa fatica ad ammettere che è dentro le nostre vite. Mi sono voluto divertire con una commedia degli equivoci, nella migliore tradizione europea”.
–“E’ una storia realmente accaduta?”
-“Si, un caso del genere era già stato descritto in un giornale. Ma era interessante andare ad indagare una situazione del genere in una famiglia tipicamente borghese, uno scandalo difficilmente comprensibile.” Divertente e molto ben costruito, bella la fotografia e la recitazione perfetta.
Da Israele uno spaccato della società contemporanea, per nulla rassicurante. Shmama, di Miki Polonsky, premiatissimo film sulla solitudine delle città, “si è ispirato ad una cantante di piano bar che vidi in un grande hotel.L’albergo era enorme, pieno di vita, ma la cantante era sola. Solo pochi e annoiati clienti assistevano alla sua performance”, ci racconta il regista. Le domande vertono sul paesaggio pulito, dalle forme perfette, geometrie che però allo stesso tempo inquietanti. Lui risponde con calma a tutte le curiosità, “la fotografia del film, le linee e le forme che ho ripreso sono naturali, è qualcosa che è nato spontaneo. Non è un concetto costruito ma un piacere personale nello stile”.
-“Qual è il dramma in questo film?”
–“Per me è la distanza, tra le persone. Il film vuole metterein evidenza il contrasto tra la natura e le relazioni umane. Leriprese statiche enfatizzano la distanza tra i personaggi, ho tentatodi entrare dentro l’anima delle persone, sotto pelle. Le immagini, avolte, sono più forti dei dialoghi”.
Il film di Ruken Tekes, Heverk,ci racconta ancora il dramma dei curdi in Turchia. L’esasperato nazionalismo, mai cambiato nell’arco degli ultimi cento anni. Lo stato turco è unico e indivisibile, non esistono minoranze od opinioni diverse. Una scuola, il luogo simbolo dove si forma la cultura nazionale, si misura con la realtà multiculturale dei bambini, ognuno con la sua lingua: curdo, armeno, yazido. Gli yazidi per i turchi sono gli adoratori del diavolo, e l’unico modo per difendersi è richiuderli in un cerchio. Un film esemplare nella sua semplicità e attualità.
Ma la sorpresa più bella, il corto d’animazione che tocca vette altissime di poesia. Confino, di Nico Bonomolo, è un capolavoro dell’animazione. Un artista, accusato di ostilità al regime fascista, viene mandato al confino in un isolotto. L’uomo vive di noia e attesa dei viveri da parte della terra ferma, fino a che non scopre che anche con la luce del faro dell’isolotto dove è confinato, poteva costruire immagini riflesse sul muro della piazza del paese di fronte. Musica e ombre guidano l’uomo verso l’amore, nonostante lontano e impossibile da avere. Un sogno felliniano sulla tragedia del fascismo che condannò tantissimi giovani a rinunciare ai propri talenti, agli studi o alle famiglie.
Il film sloveno Srecno, Orlo! (Good luck, Orlo), di Sara Kern, è un pugno allo stomaco. Una famiglia decide di avere un secondo figlio, ma il più grande non è felice di perdere le attenzioni prima concentrate solo su di se. In un momento di distrazione generale, prende il neonato di pochi giorni e lo porta in braccio in strada, al freddo. L’epilogo tragico non era previsto, o forse si.
Dalla Francia, ci parla del suo The Geneva convention, Benoît Martin.
-“Com’è nata la storia?”
– “Un fatto realmente accaduto quando ero adolescente, come i protagonisti del film. Si preparava uno scontro tra bande, gli animi si scaldavano ma in quell’occasione non successe nulla, due bande che si sfidarono a parole ma alla fine non combatterono”.
-“È stato difficile girare con ragazzi?”
-“No per niente, è stato molto facile perché i ragazzi erano attori di teatro, studiavano recitazione”.
–“Ci sono progetti per il futuro?”
-“Ho in cantiere un lungometraggio. Nel frattempo faccio un altro lavoro quindi le cose vanno lentamente.
–“La convenzione di Ginevra è un’invenzione per il film oppure è davvero un sistema per mettersi d’accordo, trovare un compromesso”.
– “Io penso di sì. Assolutamente possibile evitare il conflitto, ma ci sono ragazzi a cui ovviamente piace la lotta. Comunque si può trovare un modo. È comunque una questione interessante perché potrebbe essere applicata all’Unione Europea. I conflitti possono essere evitati, a volte con astuzia e intelligenza.
Un altro capolavoro poetico è Mattia sa volare, di Alessandro Porzio, che chiude il festival. Ultimo,ma non per importanza. Il film è recitato da un gruppo di ragazzi dawn, che vivono la loro quotidiana routine, seguiti da una cooperativa sociale. Fino a che Mattia trova un piccolo canarino in casa, si appassiona a questo piccolo animale che non vuole volare. Ma lui, Mattia, vuole volare. Il volo corrisponde all’amore, che lui prova per una ragazza del suo gruppo, a cui si dichiara in modo molto rocambolesco. Ma l’amore, si sa, non ha strade preordinate, ognuno fa come riesce meglio.
E dopo il gran finale con il concerto della band internazionale Smarait – Kotnik – Contis MEDITERRANEAN ENSEMBLE. YarubSmarait (violino),Timotej Kotnik (tromba), Emanuele Contis (sax), Mauro Sigura (Oud),Andrea Granitzio (pianoforte), Fabio Uselli (basso), Daniele Russo (drum). Special guest Mattia Uccheddu (tuba). Ritmi trascinanti e danze tra i tavoli della sala, in perfetto stile mediterraneo.
Arrivederci al prossimo anno!
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