I cortometraggi
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La settima edizione di “Passaggi d’Autore: intrecci mediterranei”, svoltasi a Sant’Antioco dal 4 all’8 dicembre, ha rivolto uno sguardo agli sconvolgimenti politici che interessano alcuni Paesi del Nord Africa e dell’area mediorientale. La serata di apertura è stata dedicata alla “Primavera araba” con la proiezione di cortometraggi provenienti da due Paesi del Mediterraneo in rivolta: la Tunisia e la Siria. Per la Siria sono sati proiettati film girati da giovani registi appartenenti al Collectif Abounaddara e diffusi nel web ogni venerdì, giorno di preghiera e di protesta. Film brevissimi, di qualità a volte non eccellente – riprese effettuate con cellulari e poi postate su internet con enormi rischi – ma che spiegano la cronaca di questi mesi, forse meglio di qualunque lavoro giornalistico.
I cortometraggi provenienti dalla Tunisia, Paese che ha dato il via alla “Primavera araba”, sono stati girati durante la rivolta tunisina dagli allievi del grande regista Nouri Bouzid, docente all’Ecole des arts et du cinema di Tunisi. In entrambi i casi si tratta di giovani che hanno voluto documentare, senza filtri, una rivolta senza leader, la protesta di giovani che desiderano un futuro come i loro coetanei occidentali. Rivolte di persone normalissime: studenti, lavoratori, disoccupati, artisti, che chiedono la fine di un regime corrotto e dittatoriale.
Alla serata ha partecipato il regista tunisino Mohamed Challouf e l’attrice tunisina di cinema e teatro Jalila Baccar, che ha firmato con il drammaturgo e regista Fadhel Jaibi, Amnésia, il suo testo “profetico” con il quale ha anticipato la caduta del dittatore Ben Ali e la rivoluzione tunisina. Attualmente Jalila Baccar è impegnata nel movimento di rinnovamento democratico della Tunisia.
La seconda serata è stata interamente dedicata alla Turchia, paese ospite dell’edizione 2011. La scelta è caduta sul cinema turco per i grandi risultati ottenuti, premi e riconoscimenti nei più importanti festival internazionali, ma anche per l’importanza geopolitica che ricopre il Paese. Dieci cortometraggi d’autore, lavori di giovani registi che raccontano la Turchia tra nuove e vecchie povertà, tra società rurali e urbane, fra tradizione e attualità. Il paese dell’antico impero ottomano sta vivendo un vivace sviluppo economico, che però non riguarda tutta la popolazione. I Curdi, l’etnia che rappresenta quasi il 20% della popolazione turca, non vivono altrettanto bene. I rapporti tra la popolazione Curda e i governi di Ankara sono sempre stati di divisione netta, di sopportazione obbligata. Negli ultimi anni la Turchia, in vista forse della possibilità dell’ingresso in Europa, ha cercato di migliorare i rapporti con la società civile di etnia curda. Tutti i film sono stati apprezzati dal pubblico che ha applaudito, ha sorriso e si è commosso per le storie di un Paese che ci ricorda l’oriente, ma si sente sempre più europeo. Dove si rispetta la religione, ma la costituzione è rigorosamente basata su principi laici, dove i giovani rispettano le tradizioni ma hanno lo sguardo rivolto verso il futuro, un Paese insomma molto interessante, dal punto di vista cinematografico. La regista Idil Ar e i registi curdi Serhat Karaaslan ed Erol Mintas, presenti in sala, hanno parlato dei loro film e risposto alle numerose domande del pubblico.
Le tre serate della sezione Intrecci d’Autore, il cuore della rassegna, hanno regalato al pubblico momenti di grande emozione. Sono stati proiettati 29 cortometraggi provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo: Italia, Egitto, Francia, Spagna, Grecia, Libano, Libia, Israele, Palestina, Algeria, Marocco, Tunisia, Croazia. Diversi i registi che hanno partecipato alle serate incontrando il pubblico presente in sala. Carolina Melis con il corto “Le fiamme di Nule”; Maria Reyes Arias Gonzalez, con il corto “Una caja de botones”, vincitore del premio Goja 2011; Sèbastien Carfora, con il suo “Hurlement d’un poisson”, e Bernard Tanguy con “Je pourrais être votre grand-mere”; Theo Putzu col suo interessante “Paper memories”, il lavoro girato con la tecnica dello “stop motion” e Adriano Sforzi con “Jody delle giostre”, vincitore del David di Donatello 2011.
Particolarmente significativa è stata la presenza dei film del progetto Coffee between reality and Immagination”: “Wajeh” del palestinese Murad Nassar e “Eva is leaving” della regista israeliana Aya Somech, entrambi presenti in sala. Il progetto, prende ispirazione dal caffè, bevanda amata sia dagli israeliani e dai palestinesi, ed è stato un tentativo di far lavorare assieme registi israeliani e palestinesi. I registi presenti in sala hanno parlato di un piccolo passo verso la pace, aiutato anche dal cinema che può unire, forse più della politica.
Sono stati dunque cinque giorni di “intrecci mediterranei”: intrecci che si saldano anche in amicizie tra i registi che vivono insieme in un luogo neutro e nuovo per tutti. Intrecci tra la comunità di Sant’Antioco e del Sulcis che per una settimana hanno la possibilità di assistere, sentire e dialogare con realtà lontane e sconosciute. Andare al cinema, vedere film in lingua originale, sentire i registi che parlano dei loro lavori è differente. È come viaggiare, è un viaggio a volte lontano a volte molto più vicino di quello che pensiamo.