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Edizione 2016 di grande qualità. Panoramica sulla sei giorni del Festival

Edizione 2016 di grande qualità. Panoramica sulla sei giorni del Festival

Passaggi d’Autore: Intrecci Mediterranei

XII edizione del Festival del Cortometraggio Mediterraneo

dal 6 all’11 dicembre 2016 a Sant’Antioco (CI)

Sala consiliare del Comune

Si è conclusa la XII edizione del Festival del Cortometraggio Mediterraneo”Passaggi d’Autore Intrecci Mediterranei”

Proiezioni, incontri, laboratori, mostre, presentazioni di libri, recital, musica. I sapori, i profumi, i suoni e le storie del Mediterraneo per sei giorni hanno avvolto in un caldo abbraccio la città di Sant’Antioco

La XII edizione del Festival del Cortometraggio Mediterraneo “Passaggi d’Autore: Intrecci Mediterranei”, tenutasi dal 6 all’11 dicembre 2016, si è confermata anche quest’anno come una straordinaria occasione di incontri tra i paesi del Mediterraneo e la Sardegna, in cui le opere cinematografiche, protagoniste assolute di grande bellezza, hanno conquistato il nutrito pubblico della Sala consiliare del Comune di Sant’Antioco per originalità, qualità e ricchezza di contenuti. Un festival che va sempre più ampliando il suo respiro internazionale, un contenitore di esperienze umane e di grande cinema, dove la diversità culturale diventa un patrimonio di valore inestimabile per tutti, creando nuove connessioni tra i paesi del Mare Nostrum e nuove interessanti prospettive per il futuro. Un’edizione che ha registrato ottimi numeri di pubblico (tutte le giornate hanno visto il pienone) e di visualizzazioni sui vari canali social del festival (Facebook, Instagram e Twitter) che hanno raggiunto migliaia di utenti. Un format vincente, ormai consolidato da dodici anni grazie all’impegno del “Circolo del Cinema Immagini” di Sant’Antioco, che vede come nodo centrale della direzione artistica una scelta accurata tra i migliori lavori pluripremiati nei festival più importanti al mondo, dando la precedenza ai giovani esordienti, ma anche alle opere di registi affermati.

Le sei giornate sono state dense e ricche di eventi: dibattiti con i registi, artisti, giornalisti, docenti, laboratori e incontri per bambini, giovani e adulti che hanno reso unica questa edizione del festival. Un programma intenso che ha visto la proiezione di oltre cinquanta corti provenienti da quattordici paesi del Mediterraneo quali: Francia, Italia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Marocco, Libano, Algeria, Sardegna, Siria, Turchia, Tunisia, Palestina e Israele. Cinque le sezioni che hanno raccolto i diversi generi cinematografici (fiction, animazione, sperimentale, documentario): Focus, Eventi, Web Series (novità di questa edizione), Intrecci Mediterranei e CortoAmbiente.

La prima giornata si è aperta con l’inaugurazione della mostra di illustrazioni “Abitanti del Mare”, di Francesca Sanna, al MuMA (Museo del mare e dei maestri d’ascia) di Sant’Antioco. Giovanissima disegnatrice cagliaritana, autrice del libro “Il viaggio”, opera prima che ha riscosso un grande successo e, come lei stessa ha sostenuto, inaspettato: <<Essere premiata in diversi concorsi, essere citata da giornali importanti come il Wall Street Journal o il Guardian, è più di quello che mai avessi immaginato. Ci ho creduto ed è andata bene!>>. Le opere della mostra raccontano un mondo immaginifico, dove gli abitanti del mare sono mostri simpatici, visti dagli occhi di una bambina, la quale, vivendo lontana dalla sua isola natia, immagina con la fantasia e il tratto originale del disegno il suo mare.

Nel pomeriggio, l’apertura ufficiale con l’omaggio speciale al grande scultore sardo Pinuccio Sciola. “La Sardegna è la più bella scultura al centro del Mediterraneo”, così definiva la sua isola natia l’artista di San Sperate, recentemente scomparso. La figlia Maria, intervenuta a sorpresa, in occasione della presentazione del film documentario di Franco Fais “Sciola oltre la pietra”, ha portato al pubblico del Festival del Cortometraggio Mediterraneo una toccante e personale testimonianza sul padre e sulle sue opere, e un grande regalo: una delle sue sculture calcaree e i dolci suoni ancestrali da lei stessa riprodotti attraverso la pietra scolpita, con il tocco leggero delle sue mani. <<Il calcare si forma sott’acqua e quello che poi diviene suono è un suono liquido, molto melodioso. Babbo diceva sempre: “Se io ti parlo di percussione tu pensi al corpo. Ma se io ti parlo di carezza? Ha già tutto un altro significato, e quindi queste pietre le devi accarezzare come accarezzeresti la tua mamma>>. E ancora, <<Lui non diceva mai “Io ho scoperto”, semmai, “ho liberato semplicemente ciò che era rinchiuso all’interno della materia. Io non ho creato niente”. Babbo non è andato via, ma è qui con tutti noi>>. Lo ha ricordato anche l’amico Paolo Lusci, presidente della Fondazione Giuseppe Dessì, che ha messo in evidenza la figura umana e le qualità artistiche straordinarie riconosciute a livello mondiale: <<Un artista di San Sperate che diventa patrimonio sardo e poi universale>>.

E poi la proiezione del primo gruppo di cortometraggi della sezione Intrecci Mediterranei, con opere provenienti da Francia, Slovenia, Italia, Spagna, Bosnia-Erzegovina. Tra queste Valparaiso del regista italiano Carlo Sironi. Il dramma dell’impossibilità di vivere la maternità per una immigrata sudamericana in attesa di cittadinanza. La protagonista, rinchiusa nel centro di identificazione ed espulsione di Roma, rimasta incinta durate la sua reclusione, viene rilasciata con un soggiorno temporaneo per maternità. Libera, ma prigioniera della sua stessa gravidanza non voluta e delle enormi difficoltà in un mondo a lei totalmente estraneo e ostile. Un dramma dal forte impatto emotivo che colpisce per la semplicità con cui viene raccontato e scritto con grande maestria. Il film Ljubezenna strehi sveta (Love on the top of the world) del regista sloveno Jan Cvitkovic, racconta invece uno spaccato della vita di una coppia di anziani. Quotidianità fatta di gesti sempre uguali, ricordi e recriminazioni, momenti di tenerezza e riconciliazione. Una fotografia stupenda, in bianco e nero, su una location incredibile: una sorta di baita costruita nel tetto di un grattacielo in una grande città, circondata da un cortile dove vivono animali e piante. Un momento di pace in mezzo al caos di una metropoli.

La mattina della seconda giornata è stata dedicata agli studenti dell’istituto IPIA “E. Loi” – Indirizzo Enogastronomico di Sant’Antioco. Come ogni anno il festival propone ai ragazzi delle scuole la giornata di educazione ambientale CortoAmbiente, questa edizione 2016 focalizzata sul tema dell’alimentazione.

Il film proiettato è stato “Ab Origine (Biofilm) di Ignazio Figus. “Gli avvenimenti descritti in questo film accadono in Sardegna e hanno per protagonista una comunità di uomini e donne che con coraggio e determinazione vogliono dare una nuova prospettiva alla loro vita. Incentrato sulla figura dell’agronomo-poeta Maurizio Fadda, uno dei promotori dell’agricoltura biologica in Sardegna, il documentario propone una lettura nel contempo filosofica e pragmatica del vivere naturale e del tentativo di un consapevole “ritorno alle origini”. Girato nei territori di Nuoro, Abbasanta, Bonarcado, Norbello, Santa Giusta e Ulassai, il film analizza l’impegno, le speranze e le aspettative di un gruppo di persone, unite tra loro da una forte esigenza di naturalità, che vedono nel ritorno alla terra l’unico modo per affrancarsi dai veleni e dall’alienazione del vivere contemporaneo.”
Dopo la proiezione gli studenti hanno incontrato hanno incontrato Raimondo Mandis di Slow Food Cagliari per discutere sull’importanza di mangiare bene e sano. Alla discussione sui temi del film ha partecipato anche Carlo Milia, presidente della Cooperativa Gea Ambiente e Turismo. La Cooperativa, oltre a gestire il MuMa – Museo del Mare di Sant’Antioco, si occupa di progettazione e coordinamento di attività di divulgazione, comunicazione e sensibilizzazione ambientale e alimentare.

La sera la sezione Focus ha presentato il meglio della cinematografia croata.

Dal duro racconto che ricorda la guerra dei balcani di Half a man, di Kristina Kumric, al psichedelico e divertente Teleport Zovko, di Predrag Licina. E ancora, Zvjerka (The beast), di Daina O. Pusic, il film che ha ricevuto tantissimi premi nei festival internazionali più prestigiosi. Premi meritati per ogni aspetto del lavoro: sceneggiatura, fotografia, recitazione. La storia di una madre e di sua figlia le cui età insieme raggiungono quasi due secoli, convivono loro malgrado una quotidianità difficile, dove la voglia di vivere comunque prevale. L’arrivo della “bestia” cambierà per sempre le dinamiche di convivenza delle due donne. <<E’una storia che prende molti spunti dalla mia esperienza personale>>, ha raccontato la giovanissima regista, durante la presentazione del suo film, che ha vissuto la sua infanzia insieme alla nonna e alla sua bisnonna. Esperienza che ha raccontato nei minimi dettagli e senza filtri: <<Il film si ispira alla mia esperienza personale, basato sulle donne della mia famiglia con le quali sono cresciuta. Sono affascinata dall’età che avanza delle donne. Il pipistrello rappresenta una sorta di intruso nella routine di questa convivenza difficile, separata dal mondo…>>.

Planemo, di Veljko Popovic, è invece un film di animazione che immagina un mondo straordinario, dove la tecnologia è protagonista della qualità del racconto. Zvir, di Miroslav Sikavica, è uno di quei film che andrebbero fatti vedere agli studenti. Il contesto è quello della distruzione delle coste croate a seguito di una speculazione immobiliare che può far impallidire le nefandezze italiane. Un uomo viene chiamato a demolire una casa abusiva, ma la protesta degli abitanti e la pressione da parte del figlio lo farà desistere. Un problema reale e di grande attualità, raccontato in modo esemplare.

La terza giornata, interamente dedicata alla sezione “Intrecci Mediterranei”, cuore pulsante del festival, ha visto il magnifico volo della fantasia dei registi negli otto film provenienti da Italia, Spagna, Francia, Marocco, Libano e Algeria.

Vainilla, un film fantastico, con una idea di fondo semplice ma originale. Cosa ricordiamo dei nostri cari prima che loro muoiano di morte improvvisa? Le ultime parole, un gesto, un litigio. A volte, il più delle volte, sono “tonterias” (stupidaggini) come ci dice il giovane regista spagnolo Juan Beiro.

Maialetto della Nurra ha fatto divertire e ridere il pubblico in sala con la sua storia demenziale che rasenta la realtà. Una Sardegna, autoironica, poetica, non convenzionale. Il mondo agro-pastorale  ritorna nell’ultimo cortometraggio di Marco Antonio Pani. Chi ha mai visto un maiale volare? Il racconto di un evento “geosurreale”, come suggerisce lo stesso autore, che può trasformarsi in un “fatto vero” attraverso gli occhi e le parole di testimoni bizzarri. Una serie di interviste impossibili rivelano la natura umana più profonda, un modus operandi che riguarda l’isola, ma si fa universale attraverso l’arte del regista. Può una diceria popolare diventare verità? A cosa si è disposti a credere se tutti ci credono? Il famoso scherzo orwelliano sull’invasione dei marziani, ne ha dato una piccola dimostrazione …ma questa è un’altra storia.

Minh Tâm del regista francese Vincent Maury, è un piccolo gioiello. La storia di una madre di origine vietnamita che vive in una periferia qualsiasi di una città belga. Minh Tâm ha un figlio autistico che impegna ogni energia a disposizione. Non ha un compagno, essendo scappato a seguito della malattia del figlio. Ha una madre oppressiva che cerca di distruggere ogni possibile bellezza dalla sua vita. Fino a che un uomo bussa alla sua porta, e riporta la vita in quella casa e nel cuore di Minh Tâm. <<Ho voluto raccontare una storia difficile, esasperata anche dall’origine straniera della famiglia. Sono sempre stato affascinato dai contrasti>>, ha spiegato il regista raccontando il suo splendido e delicato lavoro durante la serata, nel dialogo aperto con il pubblico.

Bellissima, diretto da Alessandro Capitani, è un omaggio alla sbalorditiva intraprendenza dei napoletani, i quali, nonostante tutto, riescono a trovare sempre il modo di trovare una soluzione. Un inno alla vita e all’ottimismo, sempre.

Ancora temi di attualità nella storia del corto Un métier bien (A Good Job), di Farid Bentoumi. Il problema dello scontro culturale tra immigrati di prima generazione e i giovanissimi che si avvicinano al fondamentalismo religioso mediorientale. Un ragazzo che si barcamena tra lavoretti precari, decide di fare il salto verso una stabilità economica che si guadagna facendo il commesso in un negozio per islamici, in cui si vendono burka, oggetti e meticci della fede musulmana. Un’idea che si rivela un ottimo affare. Seppur lontanissimo dalla cultura laica della sua famiglia, è costretto a decidere tra lo stipendio e le convinzioni personali.

Quarto giorno dedicato alla novità dell’edizione 2016, le webseries. Uno spazio molto interessante dove il cinema ha la possibilità di sperimentare nuove tecniche narrative, nuovi linguaggi dedicati alle produzioni online, che configura un nuovo mercato dell’audiovisivo e della creatività. In sala sono intervenuti gli autori e i registi con i loro prodotti che esprimono le diverse dimensioni e potenzialità del racconto filmico online. La serata è stata presentata da Mirko Lino, docente di Critica Letteraria e di Storia del Cinema presso l’Università degli Studi dell’Aquila, fondatore della webzine Emerging Series, uno dei maggiori esperti in Italia in materiaLa platea del festival ha potuto assistere a un interessante dialogo tra il docente e gli autori, sulle nuovissime tecnologie e  sulle possibilità di sviluppo del mezzo web, non solo per quanto riguarda le serie.

Prima delle quattro opere presentate The Bomb, la prima webserie in realtà virtuale. L’esperimento di Paolo Bernardelli, regista e autore tra i massimi esperti in Italia di tecniche narrative digitali, ha scelto Sant’Antioco per parlare dei suoi lavori e far sperimentare la visione di contenuti seriali immersivi in ambienti virtuali in 3D, attraverso il display di uno smartphone inserito in un particolare visore e una cuffia (GoogleCardboard).

Tutte le ragazze con una certa cultura è una webserie divertente, ironica, specchio dell’attualità romana e non solo, animata dalla generazione “Bim Bum Bam”. Presenti al festival il regista Felice V. Bagnato e l’autore-attore Roberto Venturini, che hanno raccontato al pubblico in sala alcuni dettagli della loro opera: <<Ci siamo molto divertiti durante le varie fasi di realizzazione della serie. Abbiamo avuto ampia possibilità di sperimentare anche con un basso budget, senza perdere però la qualità e l’organizzazione del lavoro di un film tradizionale. Il futuro del cinema passa anche da qui>>.

Quella sporca sacca nera, made in Sardegna, dell’ogliastrino Mauro Aragoni. Un film che rende omaggio al western di Sergio Leone e ai maestri dell’horror. Premiato nei più importanti festival internazionali, ha riscosso anche ottime recensioni da alcuni grandi maestri del cinema. <<Tutto questo successo era assolutamente inatteso>>, ha spiegato il regista. <<Ho provato a mettere in pratica la mia passione, studiando da solo le tecniche di regia, montaggio e fotografia. Sono un’autodidatta>>.

Lost in Sardinia è un grande progetto di comunicazione istituzionale. La Regione Sardegna promuove progetti innovativi per comunicare le eccellenze dell’agricoltura dell’isola, in particolare ai giovani che vogliano investire in questo settore. Quale strumento migliore del cinema, e quale genere più attuale delle serie e in particolare le webserie? Grande idea che il regista cagliaritano Davide Melis ha riprodotto in una serie di venticinque episodi di straordinaria efficacia, tanto da meritarsi un importante premio dalla Commissione europea per la comunicazione pubblica.

Il viaggio e la migrazione verso un nuovo inizio, l’importanza dell’istruzione nei contesti di crisi e la sua funzione vitale per l’educazione delle giovani generazioni alla pace, il coraggio delle donne curde, la guerra e il prezzo imposto ai bambini e alle loro famiglie. Nella quinta giornata, ricca di emozioni, dedicata Giornata Mondiale dei Diritti Umani il festival “Passaggi d’Autore:Intrecci Mediterranei” ha dedicato a queste problematiche la sezione “Eventi”. Dalla mattina alla sera si sono succeduti una serie di incontri a favore della difesa dei diritti umani e alcuni momenti di riflessione e di dibattito intorno a questi temi, con ospiti speciali, proiezioni di corti, presentazioni di artwork, recital, mostre.

La Giornata evento si è aperta la mattina con le proiezioni per le scuole e la presentazione del libro “Il viaggio” di Francesca Sanna, che ha coinvolto in modo speciale i bambini che “non smettono mai di fare domande, di essere curiosi senza preconcetti”, ha sottolineato l’autrice presente al festival.

I film proiettati la sera erano perfettamente in tema. Il pugno sullo stomaco di Border, del regista sardo Paolo Zucca. Il cortometraggio racconta in soli sessanta secondi, senza parole, la tragedia dei bambini costretti a fuggire dai loro paesi, i quali tante volte non ce la fanno ad attraversare il mare. Una piscina, due sponde opposte, in evidente contrasto. Da una parte i piccoli occidentali che nuotano e gareggiano per la vittoria, dall’altra, sul bordo della vasca, il piccolo profugo siriano annegato davanti alla spiaggia di Bodrum, simbolo mediatico del dramma e dell’assurdità della guerra. Ancora il tema dell’immigrazione, nell’interessante film Babbo Natale, di Alessandro Valenti, premiato dal Mibact per il progetto MigrArti 2016. Due ragazzini arrivano in Italia in un barcone, incontrano un Babbo Natale che dovrebbe essere felice di distribuire sorrisi e regali, ma saranno invece i piccoli profughi a fargli vivere una notte di Natale indimenticabile.

Il viaggio che cambia la vita. Il libro di Francesca Sanna, presentato al festival, racconta una storia universale. Il viaggio di chi fugge dal proprio paese in guerra, alla ricerca di una vita dignitosa negata nel luogo d’origine, costretto a percorrere migliaia di chilometri verso un paese che possa offrire un’altra possibilità. Non si citano paesi, provenienza o lingue. La scelta è quella di raccontare, attraverso gli occhi disincantati di un bambino, la storia straordinaria di una famiglia normale, che costretta dagli eventi improvvisi deve fuggire, lasciando tutto dietro di sé. Andare via, lontano. Bellissima la tecnica di narrazione, il tratto e la scelta dei colori.

Ospite speciale di questa giornata la giovanissima Jovana Kuzman, Youth Ambassador dell’UNICEF, che ha raccontato quello che ha potuto vedere nel campo profughi di Za’atari in Giordania, dove ormai non si parla più di emergenza ma di quotidianità. Enormi villaggi costituiti da baracche che accolgono 80.000 siriani, dove esistono quartieri, diversi ospedali, scuole e spazi per lo sport. <<Tutti sono costretti a trovare ogni giorno una motivazione per andare avanti, cercare di tenersi occupati. Ma soprattutto i ragazzi, che non possono rinunciare all’educazione anche in una situazione di precarietà a lungo termine>>, ha spiegato la giovane ambasciatrice di origini serbe e bosniache, approdata in Italia all’età due anni con la sua famiglia in fuga dalla guerra.

La sua mission è quella di recarsi in Giordania per incontrare i profughi e documentare l’impegno di Unicef e Unione Europea per l’istruzione nelle emergenze umanitarie, e portare al mondo il messaggio chiaro di Malak, una sua coetanea profuga: <<La scuola è vita, a scuola si impara prima di tutto a vivere, e senza istruzione non c’è vita>>.

Molto toccante anche la presentazione del reportage “Figli del Medio Oriente”, slide-show della fotografa e giornalista Linda Dorigo. Il racconto di un lungo viaggio alla ricerca dell’identità curda. Un lavoro molto importante, che coniuga il mestiere di freelance e la ricerca pura. Un regalo per chi guarda e può solo immaginare le difficili condizioni di vita delle varie componenti delle comunità curde, divise in quattro stati confinanti e che probabilmente mai si potranno unire in uno loro Stato. Un work in progress, sul quale politica e giornalismo avranno ancora molto da lavorare.

Sempre sul tema del popolo curdo, la regista curda Leyla Toprak ha presentato Uzak Mi…, un docufilm sulla condizione delle donne curde combattenti nella guerra contro l’Isis. Un lavoro prezioso che descrive la distruzione di Kobane, città simbolo della liberazione dalle milizie dei macellai dello Stato islamico, liberazione portata avanti anche dal coraggio e determinazione delle donne curde. <<Donne che, al pari degli uomini, hanno ruoli di comando. Rischiano in prima linea e sognano una società diversa, anche a prescindere dalla guerra>>, ha raccontato l’autrice del film, giunta a Sant’Antioco attraverso un lunghissimo viaggio. La Turchia sembra sempre più lontana dall’agognata Europa.

In chiusura di serata Azad/Libertà, uno spettacolo-recital cantato di grande intensità, fra testi recitati e musiche tradizionali del Kurdistan, ispirato all’ultimo romanzo di Marco Rovelli, “La guerriera dagli occhi verdi (Giunti)”. Le parole, intrise di coraggio, passione e sangue, hanno raccontato la storia di Avesta, una guerrigliera curda morta nella lotta contro Daesh, e la vocalità straordinaria del grande musicista curdo Serhat Akbal ha portato al Festival del Cortometraggio Mediterraneo il dolcissimo canto antico di quattrocento anni che racconta la storia e la tradizione di un popolo in cerca del proprio destino e le struggenti ballate della sua terra. E attraverso la profonda melodia del suono dolce e limpido del saz baglama, il tradizionale strumento a corde di origine curda, ha trasmesso l’amore e la nostalgia per il suo paese. L’omaggio finale alla resistenza italiana con una versione inedita e commovente di “Bella ciao” cantata in lingua curda ha coinvolto e  emozionato il pubblico in sala.

La giornata di chiusura del festival ha visto la proiezione dalla mattina alla sera di cortometraggi dedicati al tema del mare e del viaggio, le presentazioni dei risultati dei laboratori di produzione audiovisiva e del suono con i bambini delle scuole e con gli allievi del corso di regia, la proiezione dell’ultima parte della sezione “Intrecci Mediterranei” con opere provenienti da Italia, Palestina, Israele, Spagna, Tunisia e Francia, e alcuni registi presenti in sala.

Tra questi Eitan Pitigliani, giovane filmmaker italiano che ha raggiunto obiettivi insperati solo pochi anni fa. Il suo cortometraggio Like a butterfly ha conquistato Hollywood grazie alla sceneggiatura, riuscendo a coinvolgere mostri sacri del cinema come l’attore statunitense Ed Asner (Mary Tyler Moore, Lou Grant, Radici, Giovanni XXIII, voce del protagonista di Up), vincitore di 5 Golden Globe e 7 Emmy Awards, che interpreta il ruolo di una anziana star del cinema hollywoodiano sul viale del tramonto. Il film del regista romano, già presentato al Palm Beach International Film Festival è stato acquistato da Rai Cinema, che attualmente ne detiene i diritti in Italia. <<Il mio film è la dimostrazione che il sogno americano ancora esiste. Ho pensato che solo quell’attore potesse interpretare quella parte. Il risultato finale è dettato da tanti aspetti e la grande professionalità di tutti coloro che ci hanno lavorato. Una bella soddisfazione per un ragazzo che ha grandi sogni nel cassetto>>. Felicissimo di aver partecipato a Passaggi d’Autore si augura di poter tornare con un altro film, già in cantiere.

La ballata dei senzatetto, un racconto drammatico, di cosa resta dopo il terremoto. Come si può riprendere una vita normale dopo un evento di tale tragicità? La regista Monica Manganelli narra attraverso il linguaggio speciale dell’animazione tutto quello che non si può dire a parole, ma ciò che solo le immagini possono suggerire.

Solomon’s stone, del regista palestinese Ramzi Maqdisi, dice molte cose. La continua ingerenza delle istituzioni israeliane nella vita privata dei palestinesi, la difficoltà per un ragazzo di iniziare una sua attività, la certezza che l’immagine di qualcosa sia più efficace della cosa stessa. Si tratta di un imbroglio dal sapore storico, un po alla Totò che vendette la Fontana di Trevi ad un turista.

Santé, della regista israeliana Sabrine Khoury, racconta di un posto di blocco israeliano, che spezza il sogno di due ballerini che vogliono esibirsi in un territorio diviso.

Timecode, di Juanjo Gimenez, Palma d’Oro al Festival di Cannes 2016. L’idea, geniale, vede protagonisti due colleghi di lavoro. Un uomo e una donna, guardie giurate che si incontrano solo per pochi minuti durante il cambio del turno. Quando sono soli si divertono a ballare (e sono bravissimi) per i corridoi dell’edificio, sicuri di non essere visti da nessuno, ma solo dagli occhi “indiscreti” delle videocamere. Fino a che i due artisti-custodi, attraverso gli sguardi elettronici di sorveglianza distribuiti ovunque, inizieranno a interagire.

Il festival, fin dai primi anni è stato attento a creare un’alleanza sempre più profonda con le realtà attive del territorio: arte e cultura come strumenti preziosi per gli stakeholders locali. Ma una grande attenzione come sempre viene data anche ai giovani e ai più piccoli. I laboratori, colonna portante del festival e da dodici anni inseriti tra le attività collaterali, sono il trait d’union tra le nuove generazioni e il festival.

Questa edizione ha visto laboratorio cinematografico dal titolo “Tra realtà e finzione“, condotto dal pluripremiato regista e produttore spagnolo David Muñoz, in collaborazione con l’antropologa Gioia Piras, entrambi specializzati nel filone documentaristico.

Nell’ultima giornata uno spazio è stato dedicato alla presentazione dell’attività formativa e alla proiezione sul grande schermo dei quattro corti  realizzati dai partecipanti. Tra questi Bisu, il cui tema è legato fortemente alla tradizione e all’amore per la propria terra, in tutti i sensi. Il sogno di un gruppo di donne e uomini di far rivivere le antiche semenze. Al risveglio un dono da custodire  per creare un nuovo inizio. Una bellissima esperienza per tutti gli allievi-autori dei lavori prodotti, applauditi in sala dal pubblico di Passaggi d’Autore.

Nel secondo seminario “Critica il Corto” invece si è affrontato il tema della critica cinematografica. Tenuto da Mattia Filigoi, caporedattore della rivista on-line mediacritica.it, e collaboratore di testate del web come cinemaitaliano.info, serialmente.com, e il mensile Nocturno, ha visto anche la partecipazione di Alice Cucchetti e Ilaria Feole, redattrici professioniste di filmtv.it. Alla fine del percorso didattico le migliori recensioni degli allievi su alcuni cortometraggi in programma a Passaggi d’Autore: intrecci mediterranei sono state pubblicate su mediacritica.it e sui canali social del festival.

Grande attenzione per i bambini delle elementari a cui è stato dedicato il laboratorio “Il Mare”, incentrato sulla tecnica stopmotion da cui è stato prodotto il cortometraggio “In questo mare”, musicato dagli allievi della Scuola Civica di Musica “Don Tore Armeni” di Sant’Antioco, risultato del laboratorio di educazione musicale “La bottega dei suoni”.

“In questo mare” è il cortometraggio d’animazione realizzato dalle bambine e dai bambini della classe V A della Scuola Primaria di Via Virgilio, Istituto Comprensivo Sant’Antioco-Calasetta, e della Scuola Civica di Musica SCM Don Tore Armeni di Sant’Antioco. Grazie alla maestra Zoretta Massa e ai docenti Francesca Sanna, Simone Fratini (Schermi E Lavagne Cineteca di Bologna), Emanuele Contis, Alessandro Coronas e Andrea Granitzio.

Di grande importanza il laboratorio “La traduzione audiovisiva: i sottotitoli per il cinema e la televisione”, arrivato alla settima edizione nel 2016, rivolto agli studenti del Liceo linguistico “E. Lussu” di Sant’Antioco e agli studenti della Facoltà di Studi Umanistici, ex Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Cagliari. Un’occasione unica per mettere a frutto competenze linguistiche in un contesto lavorativo di rilevanza internazionale. Un laboratorio che apre a possibilità di lavoro in diversi ambiti del mondo dell’audiovisivo.

Riconoscere i talenti, farli incontrare in una sorta di “residenza artistica”, dove si vivono giornate piene di attività. Al festival “Passaggid’autore: Intrecci Mediterranei” non solo film di altissima qualità, ma anche relazioni artistiche, professionali e soprattutto umane, che lasciano il segno. Ogni regista che arriva a Sant’Antioco, ospite del festival, ha la possibilità di incontrarsi e confrontarsi con i colleghi provenienti da molti paesi del Mediterraneo, di imparare nuove tecniche e scoprire inediti punti di vista. Si sviluppano così in Sardegna delle interessanti comunità artistiche e culturali dal Mediterraneo che parlano lingue differenti, ma all’interno delle quali si superano i confini, si creano delle straordinarie collaborazioni e interazioni, tra mille idee, una straordinaria creatività, e nuove produzioni. Nuove amicizie tra le sponde del Mare Nostrum e fresche connessioni cariche di energia e di prospettive costruttive, per un futuro meno divisivo, come quella tra un regista palestinese e una regista israeliana. E per tutti, una sola lingua comune, quella del cuore e della passione per l’arte.

Sant’Antioco è diventato ormai un punto di osservazione internazionale, che guarda non solo alle produzioni dei film di casa nostra ma soprattutto oltre il mare, attraverso le opere cinematografiche selezionate tra quelle che hanno ricevuto premi e riconoscimenti o partecipato ai più prestigiosi festival internazionali. Una vetrina straordinaria delle diversità culturali dei popoli del Mediterraneo tra costumi, religione, società, integrazione, immigrazione, occasioni di sviluppo. Un intreccio di storie e linguaggi che aiutano a capire il mondo contemporaneo.

E individuare nell’isola, come sede centrale di un festival di cinema di livello internazionale una affascinante cittadina di provincia che si affaccia sullo splendido Golfo di Palmas (e in un territorio tra i più belli della Sardegna) in cui creare un presidio culturale importante, si conferma dopo dodici anni, e quest’anno ancora di più, una idea vincente. Lo confermano i registi entusiasti, pluripremiati nei festival di tutto il mondo, il pubblico sempre più numeroso, e la grande attenzione riservata dai media più importanti dell’isola, come la RAI regionale, i quotidiani principali L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna, ANSA, Sardinia Post, TCS, RadioX, Unica Radio, Radio Kalaritana, le riviste specializzate di cinema quali Ciak Magazine, Cinemecum, Diari di Cineclub, e tutte le più importanti testate giornalistiche online della Sardegna.

La qualità, così come i contenuti del cortometraggio, negli ultimi anni sono cresciuti tantissimo, complice anche un rinnovato interesse del mercato per il film nella versione breve che non supera i trenta minuti. Un linguaggio vero e proprio (non una sintesi o una semplice idea abbozzata di un film) con la sua specifica complessità che finalmente entra a pieno titolo nel panorama cinematografico con un approccio e una tecnica maturi. Piccoli, grandi capolavori, capaci di raccontare in pochi minuti una storia importante, di indurre alla riflessione e di creare emozioni e suggestioni a lungo termine. Come afferma Richard Brody, il famoso critico cinematografico dell’importante periodico statunitense “New Yorker” in un articolo che riconosce il grande interesse mondiale verso il cortometraggio. Secondo il giornalista americano, “il corto non è un sostituto o un nemico dei lungometraggi, anzi, è una forza positiva che può infondere nuova vita nel cinema narrativo. Come un breve incontro nella vita di una persona può lasciare un segno per un lungo tempo, così le escursioni nella forma breve possono segnare e migliorare l’arte e il lavoro di ogni regista, e anche il pubblico può giovare di un ‘menù’ diverso e di più immediato impatto da quello dei feature films”.

Piccole storie “compiute” quindi come rappresentazione di visioni del mondo, dell’altrove, dell’altro. Attraverso le narrazioni nel grande schermo si possono raggiungere universi e lingue lontane, si può attingere alla fonte di altre culture, capire o scoprire le differenze (se ci sono). Storie universali che fermano per qualche minuto la frenesia della nostra esistenza e ci inducono alla riflessione in un mondo in cui il tempo diventa sempre più difficile da scandire, e ci ricordano quanto siamo tutti esseri simili, fragili, umani, e soprattutto mortali.

Anche in questa XII edizione tutti i film sono stati una bella scoperta, una finestra abbagliante sul mondo. Diversi i temi, le ambientazioni e le tecniche di realizzazione delle storie, ma tutte con unico denominatore comune: il Mar Mediterraneo. Storie tragicomiche di transito nel deserto tunisino, di vite parallele tra il giorno e la notte, di sogni e di vanità vacue, del dramma della guerra visto dagli occhi dei bambini, la riscoperta della vita, o fiabe e aforismi per immagini che condensano in pochi minuti il senso profondo della vita, il tema dell’autismo nell’infanzia, lo sfruttamento dei minori nel lavoro, l’idea della bellezza ribaltata, la crisi ambientale e il significato della perdita di un proprio caro, il peso della diversità, della guerra, dell’amore.

E ancora gli eventi mattutini per i bambini, coinvolgenti. La mostra, i laboratori e le varie attività collaterali di altissimo livello.

La strada è tracciata, la prospettiva mediterranea è un linguaggio comprensibile a tutti, non solo per guardare mondi lontani, magari arretrati e poveri. Grazie al linguaggio del cinema, ci si affaccia da finestre molto più ampie e si impara a non avere preconcetti o limiti. Il cinema, e il cortometraggio in particolare, possiede quella speciale potenza narrativa che approfondisce la visione della realtà, e mette ordine nel caos delle nostre storie quotidiane. I fatti dell’attualità hanno bisogno di molti punti di vista per essere compresi, e questo festival è una straordinaria occasione per vederli, ascoltarli.

Le  premesse sono ancora migliori per l’edizione 2017, stay tuned!

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Ufficio Stampa Passaggi d’Autore – Intrecci Mediterranei 2016

PAOLA CIREDDU – GIANMARCO MURRU

Paola Cireddu: paolacireddu@gmail.com – mobile + 39 339 650 3714

Gianmarco Murru: gianmarco.murru@gmail.com – mobile: + 39 329 123 3109

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