Sant’Antioco per sei giorni diventa crocevia del Mediterraneo
con Passaggi d’autore
«Che cos’è il Mediterraneo? Si chiede lo storico francese Fernand Braudel: “Mille cose insieme – si risponde – Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Questo è il significato che vogliamo dare al nostro Festival: tante culture mediterranee che si intrecciano e dialogano in uno spazio di inclusione e di integrazione con un solo linguaggio, quello del cinema». Citando l’indimenticato storico francese, il regista e direttore artistico Ado Hasanovi? sintetizza lo spirito che anima il Festival del cortometraggio mediterraneo “Passaggi d’autore: intrecci mediterranei”, che domenica a Sant’Antioco ha chiuso la XIV edizione.
Organizzato dal Circolo del Cinema “Immagini” (aderente alla Ficc), la kermesse ha trasformato per sei giorni il comune sulcitano in un crocevia di lingue, musica e cultura. Oltre sessanta cortometraggi il lingua originale con sottotitoli in italiano e in inglese, divisi in cinque sezioni (Intrecci mediterranei, Web Series, Focus, Eventi e Corto ambiente), installazioni di realtà aumentata, ospiti internazionali, attività collaterali, quattro workshop. Giovedì 6 dicembre il Festival è sbarcato sorprendentemente su Radio 3, con un collegamento in diretta durante il programma Hollywood Party. E tra gli ospiti ha avuto anche il pianista siriano Aeham Ahmad, la cui incredibile storia lo ha portato a suonare nella Siria bombardata, in strada per distrarre i bambini dall’orrore che li circondava, passando dalla traversata nel Mediterraneo, per arrivare finalmente in Germania, dove ha realizzato il suo sogno di diventare pianista.
Due sono infatti gli del festival, come raccontano gli organizzatori Dolores Calabrò e Luciano Cauli: «Valorizzare e divulgare il cortometraggio come forma espressiva valida e attuale e nel contempo promuovere giovani talenti che hanno scelto questa forma artistica per esprimere il loro punto di vista originale sulla società contemporanea».
Le proiezioni sono state anticipate a settembre da un workshop sulla sottotitolazione con Valérie Giardini. Il primo dei quattro previsti. Infatti, durante il Festival si sono tenuti laboratori sulla critica radiofonica, sulla realtà aumentata e sulla sand art, quest’ultimo riservato ai bambini della V A dell’Istituto comprensivo di Sant’Antioco.
La kermesse si è aperta il 4 dicembre con Or’e Mari, uno spettacolo estremamente suggestivo curato da Nadia Ischia. La sand artist con le sue mani ha creato dei disegni animati utilizzando la sabbia. Ripresa da una telecamera, le sue animazioni sono state proiettate sullo schermo cinematografico.
La serata è proseguita con Intrecci mediterranei, la sezione del festival con i cortometraggi provenienti da tutto il mediterraneo. Ospite della serata è stato Ignazio Figus che ha portato il suo La cena delle anime, un’indagine antropologica prodotta dall’Isre.
Mercoledì è stata la giornata dedicata alle inchieste. La mattina con The Milk System (il sistema latte), proiezione riservata agli studenti dell’IPIA “E. Loi” di Sant’Antioco, e la sera con Invisibili, la video-inchiesta di Floriana Bulfon e Cristina Mastrandrea, prodotta dall’Unicef con la regia di Toni Trupia e Mario Poeta, che tratta il tema dei minori non accompagnati che emigrano in Italia. Alla fine della proiezione, Mastrandrea, assieme ai giornalisti Andrea Iacomini (portavoce di Unicef Italia) e Marco De Amicis hanno risposto alle tante domande del pubblico, segno dell’attenzione e della sensibilità verso un tema di assoluta attualità.
La serata è proseguita con la proiezione dei cinque cortometraggi del progetto MigrArti, promosso dal Mibact per raccontare e promuovere le culture dei paesi di appartenenza dei migranti, che si concluderà quest’anno. Le pellicole proiettate sono quelle premiate alla Mostra del Cinema di Venezia. Ospiti della sezione, il regista Alessandro Garilli e l’interprete di Io sono Rosa Parks, Benedicta Djumpah, che è anche rappresentante dell’associazione Italiani senza cittadinanza, che tutela i ragazzi nati in Italia ma senza cittadinanza italiana. Di grande impatto anche la partecipazione di Mohamed Hossameldin, regista egiziano naturalizzato italiano e autore di Yousef, unico cortometraggio italiano selezionato per la prossima edizione del Festival del cortometraggio di Clermont-Ferrand.
Il pomeriggio del terzo giorno del festival si è colorato col bianco, rosso e blu della Slovenia. Il Festival del cortometraggio mediterraneo “Passaggi d’autore: intrecci mediterranei” ogni anno dedica infatti una “lente di ingrandimento” a una nazione, con una selezione dei migliori cortometraggi realizzati negli ultimi dieci anni. Il 2018 è stato l’anno della Slovenia, di cui sono state proiettate 11 pellicole. Ospiti sono stati i registi Leo ?ernic e Peter Cerovšek.
La giornata si è conclusa con il concerto del progetto Slovenian Landscapes, un gruppo sloveno formato da Adina Stina (voce), Timotej Kotnik (tromba) e Marko ?epak (chitarra).
Giornata ricchissima di appuntamenti quella di venerdì. La mattinata è iniziata con la replica dello spettacolo di lettura animata dai disegni di sabbia di Nadia Ischia e poi con l’omaggio a Osvaldo Cavandoli. Nove cortometraggi dell’indimenticabile Linea, che ha letteralmente entusiasmato i bambini in sala. Il testimone è poi tornato nelle mani di Nadia Ischia, che nel suo laboratorio riservato ai bambini della V A dell’Istituto comprensivo di Sant’Antioco/Calasetta ha insegnato a disegnare con la sabbia. Il prodotto di questo laboratorio ha portato alla creazione di un cortometraggio che è stato presentato durante la matinée.
L’apertura del pomeriggio è avvenuta con la proiezione di una selezione di cinque cortometraggi della sezione Student film del Sarajevo Film Festival, con cui Passaggi d’autore collabora da quest’anno. Ospite della giornata Irfan Avdic, regista dell’intenso e duro Majkino zlato (Precious).
Mentre dalle 18 ha preso il via la rassegna Intrecci mediterranei : nove pellicole proveniente da ogni angolo del Mare Nostrum e tanti ospitiI : il libanese Carlos Chahine, autore de Le fils du jouer, l’israeliana Roni Bahat con Old thing (Ha’Alte-Zachen), la kosovara Lendita Zediraj che ha portato Fence (Gardhi), mentre dal Marocco è arrivato Ilias El Faris con Roujoula. Tra gli ospiti, anche un italiano: Sergio Scavio con il suo recente lavoro La notte di Cesrare. Tutti i registi hanno discusso con il pubblico, che per l’occasione non ha lasciato un posto libero e ha partecipato con entusiasmo, non solo alla visione ma anche al dibattito sui temi trattati dalle pellicole.
La serata è proseguita con il secondo appuntamento con Intrecci mediterranei per concludersi con Segni Suoni Sogni – La videomusica del Mediterraneo, un appuntamento dedicato ai video-clip prodotti in diversi Paesi del Mediterraneo con una selezione curata da Bruno Di Marino, teorico dei media e di sperimentazione audiovisiva.
Il penultimo giorno del Festival c’è stata un’unica sessione, tutta con titoli italiani, dedicata per la terza edizione consecutiva a un formato audiovisivo tuttora in divenire e dagli sviluppi ancora non del tutto esplorati: le web series. Il pomeriggio In vino veritas, di Michele Pinto, e la web series interattiva – erano gli spettatori, cioè, a decretare con le loro scelte la trama sullo schermo – La festa triste, di Mattia Marcucci, mentre dopo cena è stata la volta di Anachronisme, di Riccardo Cannella. La serata è stata coordinata da Mirko Lino, fondatore e caporedattore di EmergingSeries Journal.
Le novità sono proseguite di domenica ma fuori dalla sala proiezioni. Infatti, si può fare cinema anche all’aperto e in modo itinerante con la realtà aumentata. «Il nostro scopo è quello di liberare l’audience dalle gabbie della fruizione tradizionale cinematografica», ha raccontato Mariano Equizzi, curatore del workshop Komplex, Astarte. «I ragazzi, divisi in tre gruppi, hanno applicato il paradigma di Komplex il disruption, l’interferenza. Hanno assimilato questo paradigma e hanno ripensato la realtà aumentata come un media per raccontare lo spazio. Ad esempio, partendo da una leggenda locale, il prete e la monaca che sono stati pietrificati da Dio perché hanno peccato, sono andati nel luogo della leggenda, dove sorgono due menhir e hanno creato delle apparizioni utilizzando quella leggenda», che poi si animavano sullo smartphone nel momento in cui si inquadrava un punto preciso del territorio, come una figura o un incrocio tra due vie.
Un grande successo, esattamente come l’altro workshop, quello sulla critica radiofonica, curato da Edoardo Peretti e realizzato con la collaborazione di Unica Radio. «Siamo tutti quanti molto soddisfatti perché finalmente abbiamo potuto “sporcarci le mani”», racconta Giulia Sanna, una dei partecipanti al laboratorio, «ci siamo scontrati con la realtà della critica cinematografica, scrivevamo le recensioni in occasione della proiezioni dei cortometraggi, facevamo critica radiofonica a livello concreto, abbiamo creato un programma, grazie alla partnership con Unica Radio, dalle 4 alle 5 in cui commentavamo ogni serata di festival. Siamo contenti perché abbiamo fatto pratica, siamo stati dei veri giornalisti cinematografici».
Nella giornata di giovedì, peraltro, i ragazzi del workshop hanno avuto l’opportunità di seguire una masterclasstenuta da Claudio De Pasqualis, autore radiofonico, noto al pubblico radiofonico cinefilo col nome di Efisio Mulas all’interno del programma di Radio3 Hollywood Party.
La sera di domenica è proseguita con altri otto titoli di Intrecci mediterranei, tra cui anche Nomofobia di Ado Hasanovi?. Il direttore del festival non è stato l’unico ospite dell’ultima giornata. Con lui c’erano anche Berivan Binevsa, direttore di Gardiens e Davide Minotti, montatore de Gli anni, cortometraggio di Sara Fgaier.
Il festival si è poi concluso con due grandi eventi musicali. Dapprima il concerto per pianoforte Music for hope di Aeham Ahmad, il giovane pianista siriano che ha sfidato le bombe e i terroristi in nome della sua musica. Ahmad suona per i suoi vicini, soprattutto bambini per distrarli dalle atrocità della guerra. Ha raccontato la sua storia nel libro Il pianista di Yarmouk (La nave di Teseo) dall’infanzia in Siria, alla traversata nel Mediterraneo, fino alla sua nuova vita in Germania, dove ha realizzato il suo sogno.
Dopo le note che hanno emozionato tutto il pubblico c’è stato il gran finale con la grande festa del Culture mix project, un ensemble internazionale diretto da Emanuele Contis (sax) e composta da Timotej Kotnik (tromba), Ajda Stina Turelk (voce), Marko ?epak (chitarra), Antonio Firinu (fisarmonica), Fabrizio Lai (chitarra), Andrea Lai (contrabbasso), Matteo Leone (batteria).
Il Circolo del Cinema “Immagini” ringrazia gli enti finanziatori: il Mibact – Direzione generale per il Cinema, la Regione autonoma della Sardegna e in particolare gli assessorati al Turismo e alla Cultura, il Comune di Sant’Antioco e in particolare l’Assessorato ai Beni culturali, cultura, scuola, la Fondazione di Sardegna; gli enti patrocinatori: la Presidenza del Consiglio regionale della Sardegna, l’Unicef Italia, il Touring Club Italiano; i media partner: Film TV, Eja Tv, SardiniaPost, MEDIAcritica, Unica Radio, Videolina, L’Unione Sarda e OrangeFactory.
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