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Invisibili

Invisibili

Invisibili è il viaggio di ragazzi che arrivano soli in una terra straniera. Il documentario d’inchiesta sull’Italia di oggi fatta di migranti e rifugiati minorenni non accompagnati, nato dall’idea delle giornaliste Floriana Bulfon e Cristina Mastrandrea, è un lavoro di una delicatezza e sensibilità  contagiose; è allo stesso tempo denuncia e informazione di una realtà scomoda, chiacchierata e vituperata,  nei confronti della quale l’attenzione dello spettatore si mantiene costante e implacabile. Chi guarda diventa evidentemente incapace di distogliere gli occhi dall’orrore che passa sullo schermo e che assume le sembianze di ragazzi e ragazze, la maggior parte dei quali poco più che bambini. Attraversano deserti; sopravvivono alle guerre; assistono, inermi, alla morte dei loro genitori; subiscono violenze e torture di ogni genere e grado e, nonostante tutto, giungono nel “bel paese” pieni di speranza. I loro sogni sono fatti della stessa sostanza dei nostri, solo che loro hanno già visto il peggio che il genere umano ha da offrire. Vorrebbero studiare e lavorare. Vorrebbero semplicemente vivere e invece, una volta qui, rischiano di morire. Inizia quindi, nelle nostre città, la loro vita di invisibili. Reietti costretti ai margini, affamati e sfiniti dalla sofferenza a cui se ne aggiunge sempre di nuova, generata dallo sfruttamento e dall’isolamento. «Io sono ancora un bambino, ancora un bambino e ho paura, ho paura» dirà Abdoul, e lo ripeterà più volte, quasi a volerci convincere, come se quegli occhi o quella struttura esile potessero mentire. Abdoul è un nome di fantasia scelto per raccontare l’inenarrabile vissuto di un minore allo sbando, costretto a vivere per strada, a vendere il proprio corpo e a rubare per poter mangiare; è uno dei 22.000 arrivati in Italia senza genitori, dato che emerge dai registri aggiornati al 31 ottobre 2016. Sullo sfondo scorrono quasi tutte le miserie umane e il centro Baobab di Roma appare come fulgido esempio di sconfitta sociale a fronte di una emergenza drammatica. Spesso, però, l’Italia è solo il corridoio umanitario di “viaggiatori” in transito verso altre destinazioni europee. I paesi di partenza sono tanti e diversificati: Egitto, Algeria, Nigeria, Libia…ma lo stallo burocratico avviene qui da noi. Un limbo senza uscita a cui mai si era assistito nella storia delle migrazioni, come lo stesso Unicef ha più volte sottolineato. Invisibili è un documentario appassionante che scuote le coscienze e, mostrando anche qualche esempio positivo, ci prepara al passo successivo: se accoglierli è un dovere, includerli umanamente, scolasticamente e culturalmente è necessario.

Recensione di Giulia Sanna

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