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Lascia stare i santi – Edizione 2017

Lascia stare i santi – Edizione 2017

Lascia stare i santi, lungometraggio di Gianfranco Pannone ( autore per esempio nel 2014 di Sul Vulcano e nel 2015 de l’Esercito Più Piccolo Del Mondo), documenta l’enorme retroterra cultural-religioso che da nord a sud scorre, in maniera più o meno carsica, attraverso tutta l’Italia. È un documentario molto intenso che lavora su immagini di repertorio, comprese in un arco di tempo che va dagli anni ’20 agli anni’90, e che raccoglie decine di testimonianze delle “bizzarrie” circondanti le tradizioni legate ai santi cattolici, pescate in tutte le 21 regioni italiane.
Ogni tradizione raffigurata, grazie anche all’ausilio dell’antropologo Felice Tiragallo, riesce a rapire lo sguardo dello spettatore e contemporaneamente far riflettere sull’importanza che la santità ha avauto e ha nella religione occidentale per eccellenza.
Fondamentale è il comparto audio, curato alla perfezione da Ambrogio Sparagna che mette a frutto i suoi studi musicali realizzando una colonna sonora evocativa, ricca di canti e sonorità popolari e tradizionali.
Certo, nel documentario viene posto anche l’interrogativo “è possibile che venerare in maniera quasi pagana e così intima tante semi-divinità decentralizzi la figura di Cristo?”. La risposta è presto detta: i santi sono come uno specchio per gli uomini, che in essi e nelle loro sofferenze quotidiane possono riconoscersi e che dai loro comportamenti possono prendere esempio. Ogni paese possiede un proprio santo ed ogni uomo ha il suo preferito. D’altronde Napoli, città d’origine di Pannone, è l’unica città al mondo ad avere una novantina di esempi tra santi e beati, tutti vicepatroni del più celebre San Gennaro. E chissà? Forse tra cinquant’anni il gruppo dei santi patroni e protettori arriverà anche al doppio, se non al triplo del numero odierno.
È un documentario che affascina emotivamente nell’immediato così come lavora nel profondo e a livello “intellettuale” perché coglie l’enorme influenza che il cattolicesimo ha avuto e ha tutt’ora nella nostra società, nel bene e nel male. Le obiezioni dell’ateismo o dello scetticismo in questo caso non possono essere perpetrate perché il fascino di questo lungometraggio è assoluto anche antropologicamente e pure da un punto di vista laico.

Alessandro Caredda

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