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Youssef

Youssef

Prodotto nell’ambito del progetto “Migrarti-spettacolo e cinema” promosso dal ministero dei beni e delle attività culturali, Yousef è il secondo cortometraggio di Mohamed Hossameldin.

Il regista italo egiziano, nato nel 1983 ad Alessandria d’Egitto e successivamente trasferitosi in Italia, lavora dapprima come operatore video per Mediaset e Sky, e, dopo la laurea alla Rome University of Fine Arts, scrive e dirige nel 2017 il cortometraggio “Sotto terra” che verrà presentato lo stesso anno fuori concorso al Giffoni Film Festival.

In questo secondo suo cortometraggio assistiamo alla storia di Yousef, giovane uomo di colore nato e cresciuto in Italia, ben integrato nel tessuto sociale del “non tanto bel paese” ma che tuttavia non può sentirsi libero dai preconcetti delle persone che lo circondano: quando si troverà a dover soccorrere una ragazza vittima di violenza, mentre il rumore delle sirene della polizia cresce d’intensità ed il sangue macchia le sue mani, deciderà di scappare, salvo poi pentirsene amaramente.

Ispirato da un fatto di cronaca e fortemente ancorato al reale ( Yousef ottiene la cittadinanza pochi giorni dopo l’attentato di Macerata, le cui immagini aprono il film ) è un lavoro virtuosistico per la composizione dei frame e per i movimenti di macchina – si vedano i lenti zoom sul viso del protagonista che sottolineano la sua angoscia -, confezionato dalla fotografia di rara eleganza del mostro sacro Daniele Ciprì. Decisivo è infatti il simbolismo cromatico, con la predominanza dei toni rossi, bianchi e neri a richiamare brutalmente gli elementi pregnanti del film: il sangue ed i differenti colori della pelle.

Nell’ottica di questo virtuosismo stilistico è altrettanto importante la scansione ritmica del montaggio, con l’alternanza di momenti serrati ad altri di maggior respiro, e sapiente è l’utilizzo del sound design.

Hossameldin dimostra quindi di saper girare e di saper dare alle scelte stilistiche e di regia un significato che va oltre la loro bellezza ed efficacia più immediate; è infatti in questo modo che, attraverso il racconto di una crisi personale, evidenzia il persistere di assurdi pregiudizi che è necessario sradicare.

Regia: Mohamed Hossameldin

Sceneggiatura: Mohamed Hossameldin, Saverio Pesapane

Fotografia: Daniele Ciprì

Montaggio: Miriam Palmarella

Suono : Valerio Brini

Drammatico, 14 minuti

Recensione di Simone Senis

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